Migrantes Bergamo

Film del Mese - Febbraio 2013



Alì ha gli occhi azzurri di Claudio Giovannesi,

con Sarhan Nader, Stefano Rabatti, Italia, 2012, 94’



Nader e Stefano sono migliori amici, due sedicenni arrabbiati con il mondo, ribelli, che alle otto del mattino di un giorno d'inverno, prima di entrare a scuola, rubano un motorino e fanno una rapina. Il primo è nato a Roma ma è di origine egiziana, l'altro è italiano. Una settimana nella vita di Nadar, un adolescente che si ribella ai valori della propria famiglia, in bilico tra l'essere arabo o italiano. Coraggioso e innamorato, dovrà sopportare il freddo, la solitudine, la paura e la perdita dell'amicizia di Stefano, per tentare di conoscere la propria identità.

Film del Mese - Febbraio 2013 Nel film la macchina da presa del regista pedina e osserva Nader con estremo realismo a metà tra fiction e documentario. La famiglia di Nader è egiziana e vive a Roma. Fin dalle prime immagini Nader sembra più romano di tanti altri romani, parla romanesco e si muove nelle strade della città con disinvoltura. Nader non ha paura, e quello che appare in tutto il film è la sua energia, la sua voglia di vivere senza bloccarsi davanti alle tante difficoltà che gli si parano davanti. Affronta soprattutto la diversità di cultura tra la sua famiglia e il mondo italiano che lo circonda combattendo senza compromessi. È in continua ricerca di ciò che gli sembra più giusto pur tra molte contraddizioni.
Colpisce e viene messo al centro soprattutto il conflitto famigliare. Le scene centrali sono quelli in cui lo vediamo seduto a tavola con papà e mamma discutere sul suo diritto ad avere una ragazza a 16 anni e con il divieto dei genitori che ribadiscono le regole della fede mussulmana e della tradizione. Le diversità si esprimo anche con la differente lingua, l’arabo da una parte e il dialetto romano dall’altra. Anche nel corpo Alì è diverso, vuole essere diverso dalla sua famiglia tanto che appunto si mette lenti a contatto azzurre. Vediamo i conflitti tra prima e seconda generazioni di immigrati, intrecciati con quelli di un adolescente e gli adulti, a Roma.
Il percorso che Nader compie lo porta sempre di più verso la solitudine e l’isolamento. Lascia la casa della famiglia sperando di trovare accoglienza in quella della ragazza, che però a un certo punto pure lo lascia fuori. Alì sembra scontrarsi con tutto e con tutti. Anche altri immigrati lo cercano per vendicarsi. Lui stesso internamente è in conflitto con il diritto di libertà che rivendica per se stesso e la libertà che non lascia a sua sorella. Contraddizioni di cultura e dell’età, alla ricerca di un posto in una società adulta e nello stesso tempo estremamente dura.

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA E PREMIO ALLA MIGLIORE OPERA PRIMA E SECONDA ALLA VII EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2012).

Critica

"Il riferimento a Pier Paolo Pasolini e ai suoi ragazzi di vita è evidente fin dal titolo, che echeggia la poesia pasoliniana 'Alì dagli occhi azzurri'. (...) Il pasolinismo riletto in chiave multietnica multiculturale di Giovannesi non usa le inquadrature studiate del suo ispiratore, ma una macchina a mano nervosa che tallona i personaggi."
(Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 15 novembre 2012)

'Siamo diversi. Soprattutto nella religione', è il mantra di Fatima, la madre che si appella alla consuetudine islamica per arginare un figlio che aderisce a un ribellismo un po' stereotipato e ostenta una fedina d'argento, simbolo del legame con la fidanzata Brigitte. Un amore fra adolescenti, suggellato da una pizza il sabato sera e da un'infreddolita fuga d'amore, con le canzonette dì Gigi D'Alessio a fare da cornice. Lo scontro fra generazioni pare più potente di quello fra culture, mentre Nader fatica a concedere alla sorellina quel medesimo spazio di autonomia che rivendica per sé
(Segnocinema - Sofia Bonicalzi - 2013-179-54)

"(...) per raccontare la settimana brava del sedicenne egiziano Nader - che ha gli occhi azzurri grazie alle lenti a contatto - il regista Claudio Giovannesi ha scelto una strada opposta a quella visionaria e ispirata del poeta friulano, puntando alla Zavattini sul pedinamento della realtà. (...) Giovannesi lascia i personaggi (tutti veri, presi dalla vita) parlare, muoversi esprimersi in libertà lungo l'esile linea narrativa”
(Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 15 novembre 2012)

"L'opera seconda 'in finzione' del regista romano 34enne mira diretta al suo destino: raccontare le contraddizioni che tuttora animano le famiglie immigrate nel Belpaese. Evidenziando lo sconsolante ritardo in cui versa l'evoluzione sociale in Italia. Il film gode di una sua freschezza e solidità, benché non del tutto originale. Il migliore dei tre concorrenti tricolore al Festival di Roma 2012."
(Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 15 novembre 2012)

"'Alì ha gli occhi azzurri' racconta un microcosmo paradossale, violento e insieme ingenuo, come il machismo lacerato di Nader, romano figlio di egiziani. (...) È il classico schema della giornata balorda, che qui diventa una settimana, con i giorni sgranati in caratteri latini e arabi. Ma l'identità divisa, il mix di etnie, lo scontro tra sentimenti adolescenziali e cultura criminale, provoca corto circuiti grandiosi. (...) Si esce sgomenti, angosciati e insieme grati per la scoperta di un mondo così vicino e così lontano. Pasolini aveva capito tutto ma questo è uno dei primi film che affronta davvero il mondo profetizzato. Se ne parlerà a lungo."
(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 novembre 2012)

"Il film, il cui titolo rievoca il verso di una poesia di Pierpaolo Pasolini, 'Profezia', che anticipa lucidamente l'avvento di una società multirazziale, riprende così la storia del giovane egiziano innamorato di una ragazza italiana e in conflitto con la famiglia che pretende da lui un matrimonio islamico, per tutelare la propria cultura di appartenenza."
(Alessandra De Luca, 'Avvenire', 11 novembre 2012)