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Lettera aperta al sindaco di Bergamo

26 Ottobre 2021
in Dialogo
Home Dialogo

Siamo i responsabili di molte comunità di donne e uomini: tra noi c’è chi da sempre abita a Bergamo e chi, provenendo da Paesi diversi, è qui residente da un tempo più o meno lungo. Ciascuno di noi ha alle spalle storie e vicende diverse. Ci accomuna il fatto di essere credenti e la volontà di sentire Bergamo come città «nostra». Qui viviamo, qui nascono i nostri figli, crescono, vanno a scuola. Basta passeggiare un po’ per le vie di Bergamo per capire quanto sia cambiata in questi ultimi anni, anche grazie, o secondo alcuni, a causa, del processo migratorio. Un fenomeno che, indubbiamente, può suscitare qualche preoccupazione. Nei fatti Bergamo è sempre più, e in modo irreversibile, una città «plurale».

Un po’ per volta, ma inevitabilmente, siamo diventati una città multiculturale, plurilinguistica e multireligiosa. I numeri parlano da soli: attualmente sono presenti a Bergamo quasi ventimila cittadini stranieri – il 16% circa della popolazione totale – provenienti da oltre centotrenta Paesi. Culture e fedi diverse, che dobbiamo conoscere e che devono tra loro conoscersi, perché solo attraverso il dialogo si realizza la reciproca comprensione e si pongono le basi per una crescita armoniosa della collettività. La pluralità è una ricchezza.
Abbiamo di fronte un impegno comune, difficile e nuovo: far diventare Bergamo una città interculturale. Il nostro desiderio infatti non è solo quello che nella nostra città vivano pacificamente a fianco l’una dell’altra comunità chiuse al proprio interno, ma che le comunità, non solo nazionali, ma anche religiose, si conoscano e condividano tra di loro le proprie ricchezze, mantenendo la memoria delle proprie storie e tradizioni e, nello stesso tempo, si lascino interrogare da quelle delle altre comunità. Alcune persone che riflettono su questo tema amano usare la parola «convivialità».

Desideriamo una città che non sia solo luogo di convivenza ma di scambio e mutuo arricchimento per tutti. Quando sentiamo dire che i cittadini di origine straniera sono una «risorsa», ci viene d’impulso il pensiero che questo termine non può più e non deve avere solo valenze di ordine economico-produttivo: chi si sposta da un Paese a un altro per lavoro è anzitutto un essere umano, quasi sempre in condizioni di disagio, che deve trovare in questa città il rispetto e la considerazione che la nostra storia ha maturato verso l’uomo, la sua spiritualità, la sua cultura. Solo così si può «inventare» un modello positivo di città interculturale che veda l’apporto di tutti i cittadini, italiani e stranieri immigrati.
Per questo siamo felici di poterLa incontrare. Vorremmo ringraziarLa per quanto la città, nelle sue molteplici realtà, gruppi e associazioni, ha fatto e sta facendo nei nostri confronti. Ci sentiamo cittadini di Bergamo a pieno titolo. Per questo ci permettiamo di ricordarLe che molti di noi non hanno un luogo dove poter pregare e riunirsi per il culto.

Crediamo che i nostri diritti, a partire da quello del culto religioso, non possono essere, in alcun modo, limitati per «esigenze sociali». Esiste certamente la necessità di coniugare accoglienza e legalità. Un’esigenza che sta a cuore a Lei ma sta a cuore anche a noi, perché l’accoglienza deve avvenire nel rispetto delle leggi e della vita sociale e nazionale. Tuttavia la limitazione della possibilità di pregare in un luogo ufficiale corrisponde ad una limitazione nei fatti dell’accoglienza e, quindi, della libertà religiosa. Lo tenga presente per favore. Confidiamo nell’impegno del Comune nell’ascoltare il bisogno dei suoi cittadini di luoghi dove ritrovarsi per pregare e nel continuare a promuovere iniziative di conoscenza reciproca della realtà religiose. Insieme possiamo muoverci verso una Bergamo che include. Una Bergamo capace di valorizzare le differenze, di trovare «terre di mezzo» dove poter convergere insieme. Una Bergamo capace di una «convivialità delle differenze». Grazie.

monsignor Patrizio Rota Scalabrini (per la Chiesa Cattolica in Bergamo )
don Massimo Rizzi (per il Segretariato Migranti)
Daniele Rocchetti (per le ACLI di Bergamo )
Ernest Hackman (per la comunità cristiana pentecostale )
Pastora Janique Perrin ( per la comunità cristiana evangelica)
Singh Jasbir (per la comunità Sikh)
Idris Issa ( per la comunità mussulmana )
Giovanna Fanzago Jahnava Dasi (per la comunità Hare Krishna)

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