Migrantes Bergamo


Preti tra i migranti - TOMO II - le storie

don Domenico Locatelli



Don Domenico, della famiglia dei Masnì, scesa illo tempore dalla Valle Imagna nella zona dell’Isola bergamasca, ricorda le emozioni vissute a contatto con la nonna e gli zii materni, a Suisio, nell’aiutare a svolgere i lavori della campagna.
Sembra di vedere le strade polverose fiancheggiate dal biancospino, percorse con gli zoccoletti di legno e il cestino per il pranzo, già al tempo dell’asilo.
Dopo due fratelli che avevano intrapreso gli studi religiosi senza troppo successo, anche Domenico, frequentata la quinta elementare, ha scelto la via del Seminario.
La mamma, attraverso il ruolo centrale attribuito alla preghiera, ha contribuito ad avvicinare il piccolo e vivace Domenico a una spiritualità semplice e spontanea, resa con immagini fresche e simpatiche di un’infanzia ricca di valori belli e sani, ma anche di impegni e regole ben precise.
Prima a Clusone e poi a Bergamo, fino al Sessantotto, quando anche in Seminario si avvertiva la voglia di partecipare, di aprirsi alla società.
Un anno di riflessione attraverso una vita di comunità e di lavoro lo ha proiettato in una dimensione diversa, ma il desiderio di farsi prete era grande e così ha accettato di rientrare entro i paletti del percorso formativo canonico.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, la parrocchia di Urgnano è stata il contesto in cui Don Domenico ha sperimentato iniziative varie con i giovani e le famiglie, tra musica, sport, cinema, attenzione al territorio e manifestazioni per coinvolgere la gente anche sul tema della missionarietà.
Giunto poi a Foppolo, le pastorali erano diverse in relazione alle stagioni e al flusso dei turisti.
La Cooperativa Oasi - Madonna della neve ha costituito una grossa sfida per la popolazione, lo sviluppo, il coordinamento, l’accoglienza.
Anche lì Don Domenico ha portato idee innovative e sfide di cambiamento, finché il Vescovo Amadei lo ha chiamato prima per un incarico al carcere e pochi giorni dopo gli ha offerto un’opportunità a Yverdon-les-Bains, in Svizzera.
La seconda proposta è stata recepita con entusiasmo e subito accolta.
Nella Confederazione d’Oltralpe la forza più grande degli emigranti è stata l’umanità di tanti e la pastorale si costruiva nell’ottica dell’incontro con la Chiesa locale e tra le Missioni italiane.
Il progetto ha fatto un po’ fatica a decollare, ma il lavoro tra le Missioni d’Europa ha permesso la realizzazione di diversi strumenti di comunicazione, tra cui anche un sussidio in tre lingue per cantare insieme durante la liturgia.
La missionarietà è stata vissuta attraverso tanti momenti, con l’obiettivo di lavorare e vivere condividendo una programmazione con le parrocchie locali.
Le giornate di Don Domenico sono sempre un susseguirsi di momenti di preghiera e impegnipastorali o incontri di formazione nelle diverse comunità secondo una precisa calendarizzazione.
Feste, anniversari, mostre, pubblicazioni… hanno scandito il periodo svizzero.
Un giornale unico per le Missioni di tutta l’area romanda è un sogno rimasto nel cassetto, anche se un esperimento è stato realizzato per alcuni anni tra Yverdon-Neuchâtel e La-Chaux-de-Fonds.
Mentre cerca nuova linfa vitale per rimettersi in gioco, riceve la proposta della Migrantes e l’esperienza di Direttore a Roma gli ha permesso di aprire ancora di più prospettive e interessi, affrontando con i diversi delegati nazionali i temi dell’organizzazione, della documentazione e della formazione dei missionari.
Una preziosa opportunità per definire linee di sviluppo di una struttura ecclesiale in evoluzione nella società.
I migranti arricchiscono la Chiesa e determinano il suo divenire, ma questa consapevolezza deve ancora crescere a livello generale.
Attualmente Don Domenico segue due comunità pastorali a Bruxelles.
Nella capitale belga, sempre più secolarizzata, cinquecento Italiani su cinquantamila partecipano alle Messe domenicali in lingua italiana nelle cinque comunità italiane.
Occorrono però spazi e, soprattutto, presenza riconosciuta, perché gli Italiani si incontrino con la comunità e possano conoscere in profondità il contesto dove vivono e lavorano, senza sentirsi perennemente ospiti in un paese estraneo.
Ha le idee chiare Don Domenico.
Con intelligente sapienza interpreta il volto di una Chiesa simpatica e accogliente.
Le sue parole esprimono una visione ampia, profonda e coinvolgente.
Lo sguardo è aperto, coraggioso e positivo.