Un Papa di “Seconda generazione” |
È un Papa 2G. Il Santo Padre, eletto nel Conclave il 13 marzo 2013, è figlio di emigranti italiani. Oggi diciamo di “seconda generazione” o 2G appunto. È uno straordinario segno della società odierna, sempre più multiculturale e multietnica. Un Papa argentino, latinoamericano, ma di famiglia d’origine italiana. La sua figura ci ricorda una parte importante e forte della storia italiana: quella degli emigranti che nei primi anni del Novecento hanno varcato i confini della propria patria in cerca di fortuna e lavoro. Papa Francesco come tutti sanno si chiama Jorge Mario Bergoglio. Se il nome è tipico spagnolo, il cognome è inconfondibilmente italiano. Piemontese per la precisione. Il padre del Papa, Mario Giuseppe Francesco, nacque a Torino e poi si trasferì in Argentina, dove nel 1936 ebbe il figlio e futuro Pontefice. Il nuovo Santo Padre, insomma, ha vissuto in qualche modo sulla sua pelle la migrazione. E ora la rivivrà in prima persona, giungendo a Roma da “quasi alla fine del mondo”. Lo ha detto lui stesso appena eletto. E ci ha ricordato i tanti immigrati che oggi vivono in Italia, originari di Paesi lontani che talvolta nemmeno sappiamo dove siano. Qui a Bergamo, giusto per citare la nostra realtà, la comunità cattolica d’origine straniera più numerosa è proprio quella latinoamericana. In via San Lazzaro 18 c’è la Missione Santa Rosa da Lima, dove si celebra in spagnolo e si fanno numerose iniziative pastorali per i cattolici latinoamericani, guidati dal cappellano don Mario Marossi e dalle suore del Bambin Gesù, Maria Pia Rottoli e Priscilla Orlandi. Per la prima volta al soglio pontificio ci sarà un latinoamericano e non un europeo. È un cambiamento epocale, segno inequivocabile dell’Universalità della Chiesa. Una riflessione che tutti noi, nelle nostre comunità parrocchiali, dobbiamo fare, anche alla luce del tema della fratellanza. Proprio questo termine è stato uno dei primi pronunciati dal Santo Padre in piazza San Pietro. La fraternità, è bene ricordarlo, è il tema dell’anno pastorale della nostra diocesi, come ha ribadito nella sua lettera il vescovo Francesco. Un documento che, quasi profeticamente, è stato tradotto anche in lingua spagnola per tutti i fedeli sudamericani di Bergamo. |